I migliori fotografi del 2020.

Oggi vi voglio parlare di due fotografi italiani, Luigi Spina e Matteo de Mayada, hanno ricevuto il riconoscimento di miglior fotografi del 2020 da Artribune.

Luigi Spina è nato il 28 settembre 1966 a Santa Maria Capua Vetere. I temi principali dei suoi lavori fotografici sono i paesaggi, il mare , gli anfiteatri, il legame tra arte e fede e il confronto fisico con la scultura classica. L’ uso del bianco e nero per Luigi Spina è la base del suo lavoro, ha iniziato il suo percorso artistico fotografando paesaggi in bianco e nero ed ha dato il meglio di sé immortalando il patrimonio Canoviano.

“Canova in 4 tempi” è il risultato della ricerca fotografica in solitaria fra le stanze della Gipsoteca di Possagno. In questo volume vuole mostrare al pubblico le fasi creative e di realizzazione delle opere dello scultore Antonio Canova. La prima fase consiste nello studio , è il processo preparatorio dell’opera e la seconda fase è l’opera terminata.

Il fotografo ci spiega : “ Il gesso, è nel atto del concepimento dell’artista, il momento fragile e variabile del sentire il corpo della scultura.” I gessi non sono un opera finita ma hanno molta forza .

Mi è piaciuto molto anche il progetto Ritual Portraits sono una selezione di fotografie in bianco e nero, delle terra cotte provenienti dal santuario nel territorio di Teano. Se siete curiosi di vedere le fotografie di questo progetto, trovate il link qui sotto:

https://www.luigispina.it/copia-di-amphitheatres

Il fotografo ha anche partecipato alla nona edizione del Festival Internazionel di fotografia di Roma con il progetto The Bunchner’s boxes.

Nel 2010 partecipa alla mostra di Napoli O’ VERO con il progetto fotografico Diario Mitico; il fotografo è stato incaricato di fotografare l’intera collezione Farnese con scopo di catalogazione e allo stesso tempo è iniziata una personale ricerca artistica e una produzione di 3.000 negativi in bianco e nero e 2.500 stampe. Ha pubblicato Diario Mitico nel 2017 in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Matteo de Mayada è nato il 1984 a Treviso e attualmente vive a Venezia. Il fotografo in questi ultimi anni si è focalizzato su temi sociali e ambientali. Nel 2019 con Era Mare ci racconta e ci mostra con le sue fotografie l’alta marea di Venezia.

Nel 2020 con il suo reportage a Vo’ Eugano ci mostra uno dei primi focolai di Coronavirus. Il fotografo ha documentato l’emergenza sanitaria nei dintorni di casa sua , tra il Veneto e il Friuli. Con i suoi scatti ci racconta la vita delle persone durante questo straordinario periodo storico.

In un intervista il fotografo dichiara : “ Da parte delle persone ho riscontrato la voglia di condividere la propria storia : ognuno era testimone a modo suo. Dal mio punto di vista, sono sempre stato abituato a fotografare storie e persone lontane da me. Questa volta è stato diverso perché ero parte della stessa cosa. Oltre al dialetto, condivido con loro gli stessi timori e la confusione che hanno caratterizzato questo periodo.”

“ Da quel momento ho iniziato a fotografare le attività essenziali rimaste aperte durante il lockdown e inseguito mi sono dedicato al per
sonale sanitario.”

Il fotografo tiene anche workshop di fotografia e sul processo creativo presso diverse università italiane : Università la Sapienza di Roma, Università IUAV di Venezia e al NABA ( Nuova accademia di belle arti) di Milano.

E’ un artista molto attivo e negli ultimi 3 anni ha partecipato a diverse mostre: la Triennale di Milano 2021, Lettore in Fabula Bari settimana del libro fotografico 2020, Aarhus Danimarca 2020, Fotobok Festival Oslo 2020, The Gallery di Generali Milano 2019-2020, La fabbrica dello zucchero Rovigo 2019…


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Franco Fontana Fotografia creativa -esercizi per svegliare l’artista che dorme dentro di te. Recensione libro.

Per il mio compleanno ho voluto regalarmi questo libro, oggi voglio parlarne con voi. Fontana nel primo capitolo” Lo zen e la fotografia” inizia a parlarci della figura del cerchio.

Ho trovato questa riflessione molto bella e la voglio condividere con voi: ” La mia forma preferita è il cerchio, contiene tutto eppure è vuoto. Filosoficamente parlando, ha una caratteristica rara: come ogni cosa ha un inizio e una fine, solo che nessuno lì troverà mai. “Vuoto ” a noi occidentali fa paura anche solo la parola, figuriamoci il concetto. E’ sbagliato… Solo facendo il vuoto dentro di voi potrete conquistare libertà a sufficenza per imboccare una strada davvero vostra, senza fardelli, ne pesi morti. La mente libera contiene tutto, come il cerchio. Dovete fare in modo che contenga anche la macchina fotografica: la macchina non deve essere nelle vostre mani, ma nel vostro cuore. Deve essere parte di voi, costituire con voi un unità inscindibile, perché solo quando la macchina fotografica sarà nel fotografo e il fotografo nella macchina fotografica potranno fluire creatività e indipendenza. Io faccio cosi quando fotografo. A volte mi succede di trovare un paesaggio così irresistibile che dimentico tutto il resto. Lascio andare desideri, rancori, aspettative, fretta, il passato e il futuro, rimango solo io con la mia macchina fotografica e il paesaggio. Me ne lascio permeare: io divento il paesaggio e il paesaggio diventa me. Lo vivo. Permetto al paesaggio di riempire il mio vuoto , ne gioisco e solo allora scatto.

Franco Fontana, Puglia, 1987.

Continuando a leggere, sono ancora alle prime pagine del libro e mi rendo conto di ritrovarmi tantissimo nelle sue riflessioni; come me Franco Fontana è stato un autodidatta e per mantenersi ha svolto molti lavori : il salumiere, il montatore di antenne e negli anni 60 con dei soci vendeva arredamento. Durante il servizio militare rimane affascinato dagli scatti di un suo amico e decide di provare anche lui. Fotografava d’istinto senza sapere quello che faceva, come un bambino che si affaccia sul mondo.

Proseguo con la lettura e mi rendo conto finalmente di aver trovato un libro che non è il solito manuale di fotografia. Franco Fontana in questo libro ci vuole aiutare a cercare noi stessi e la nostra unicità fotografica, a risvegliare l’artista che è in noi, ci consiglia di non perdere mai la capacità di meravigliarci e di essere delle persone avventurose. Inoltre nel libro troviamo diversi esempi ed esercizi fotografici.

Ho trovato molto interessante l’esercizio dell’ essere e dell’ apparire. Fontana ci chiede di metterci davanti allo specchio e diventare al contempo osservatore e osservato. L’esercizio consiste nel realizzare 12 autoscatti, 6 dovranno contenere la nostra apparenza e 6 la nostra essenza. Nei sei autoritratti dell’apparire dobbiamo mostrarci e valorizzarci al massimo, invece nei sei autoritratti dell’ essere dobbiamo trovare il modo di esprimere quello che siamo.

“Gli autoritratti dell’essere devono rimanere riservati, quello che vi sto chiedendo è una ricerca viscerale. Gli autoritratti dell’essere devono appartenervi al punto che nessuno a parte voi possa capirli.”

Io ho deciso di accettare questa sfida e scatterò gli autoritratti, presto vi farò vedere i risultati ottenuti.

Vi è piaciuto l’articolo? Siete curiosi? e volete leggere altri esercizi del libro , vi lascio qui sotto il link per acquistare il libro su Amazon.

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Il fotografo di Mauthausen: recensione del film

Ieri sera su Netlifx ho visto Il fotografo di Mauthausen è un film spagnolo uscito il 26 ottobre 2018 di Mar Targarona, racconta la storia di Francesc Boix fotoreporter partigiano, combattente attivo durante la guerra civile in Spagna contro Francisco Franco. Il fotografo fù imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen ma grazie al suo lavoro, per conto delle SS documentò con migliaia di foto le torture, le uccisioni, gli esperimenti sui prigionieri disabili e la prostituzione all’interno del campo. Il protagonista con l’aiuto di un gruppo di prigionieri spagnoli rischia la vita per far uscire dal campo alcuni negativi e alcune fotografie che mostreranno al mondo intero le atrocità commesse dai nazisti. Ho trovato questo film molto interessante perchè per la prima volta ci viene mostrata la deportazione dei prigionieri spagnoli comunisti. Il fotografo di Mauthausen è un grande omaggio alla fotografia e del suo potere di mostrare la verità.

Qui sotto vi lascio una piccola galleria delle fotografie originali di Francesc Boix.

Cos’è la fotografia per me???

La fotografia è un linguaggio espressivo a tutti gli effetti, si possono catturare emozioni, istanti e un mondo intero. Qui vi lascio la mia selezione con le frasi più belle e significative sulla fotografia pensate da grandi artisti. ECCOLE!

  • Fare fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore; è un modo di vivere. Henri Cartier -Bresson
  • Fotografare è assaporare intensamente la vita, ogni centesimo di secondo. Marc Riboud
  • Il punto principale di scattare foto è di non dover spiegare le cose con le parole. Elliott Erwitt
  • Quello che mi piace delle fotografie è che catturano un momento che è finito per sempre, impossibile da riprodurre. Karl Lagerfeld
  • Quando le parole non sono chiare mi concentro con le fotografie. Quando le immagini diventano inadeguate mi accontenterò del silenzio. Ansel Adams
  • La fotografia è un modo di sentire, di toccare, di amare. Ciò che hai catturato nella pellicola è catturato per sempre… Ti ricorda piccole cose molto tempo dopo averle dimenticate. Aaron Siskind
  • Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare. tre concetti che riassumono l’arte della fotografia. Helmut Newton
  • Non mi sono mai chiesto perchè scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere; è pura follia. Robert Doisneau
  • L’artista è un collezionista di immagini che raccoglie le cose con gli occhi. Il segreto della fotografia è che la macchina assume il carattere e la personalità di chi la tiene in mano. La mente lavora attraverso la macchina. Walker Evans
  • L’occhio vede ciò che la mente conosce. Johann Wolfgang Goethe
  • Se sapessi come si fa una buona fotografia, la farei sempre. Robert Doisneau
  • Non potete fare affidamento ai vostri occhi se la vostra immaginazione è fuori fuoco. Mark Twain
  • Forse il desiderio più profondo di un artista è quello di confondere o fondere tutte le arti , così come le cose si fondono nella vita reale. Man Ray
  • La fotografia è un arte; anzi è più che un’arte; è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole. Alphonse de la Martine
  • Il mondo è a colori , ma la realtà è in bianco e nero. Win Wenders
  • Non ho mai ottenuto uno scatto così come volevo; è sempre venuto migliore o peggiore. Diane Arbus
  • Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. Antoine de Saint- Exupèry
  • Quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti. Ma quando si fotografano persone in bianco e nero, si fotografano le loro anime! Ted Grant
  • Fotografare è illuminare il buoi che abbiamo dentro. Donato di Poce

I fotografi che hanno influenzato la mia fotografia.

I fotografi che da sempre amo, in cui mi ritrovo e che mi hanno influenzata sono molti: Francesca Woodman, Man Ray, Helmut Newton, Diane Arbus ecc.. Voglio iniziare subito a parlarti di Francesca Woodman , fotografa statunitense nata a Denver nel 1958 era figlia di un pittore e di una ceramista.

Io vorrei che le mie fotografie potessero condensare l’esperienza in piccole immagini complete, nelle quali tutto il mistero della paura o comunque ciò che rimane latente agli occhi dell’osservatore uscisse, come se derivasse dalla sua propria esperienza.”

Fù il padre a iniziarla alla fotografia, regalandole una macchina fotografica solo all’età di 13 anni. Francesca da subito si dedica all’autoritratto, il primo risale al 1972 (self-portrait at 13 Bouleder, Colorado).

Questo scatto è l’inizio di tutta la sua produzione; ha usato se stessa per esplorare temi come la proprio identità, introspezione, l’adolescenza, la sessualità… In solo 8 anni ha prodotto più di 10 mila negativi e 800 stampe, noi ne conosciamo solo un centinaio. E’ stata una fotografa provocatoria e dall’anima tormenta, il 19 gennaio 1981 decide di buttarsi da un palazzo di New York, nonostante una vita breve fù un’artista influente nel panorama artistico degli ultimi decenni del xx secolo.

Some Disorder Interior Geometris. La sua prima e unica collezione di fotografie applicate su quaderni scolastici del fine 800.

Man Ray è stato un pittore, un grafico, un’artigiano e un autore di film ma è conosciuto come fotografo surrealista.

“Personalmente, ho sempre preferito l’ispirazione all’ informazione.”

Fondò nel 1915 la ” Socety Indipendent Artist “con lo scopo di divulgare opere all’avanguardia. Dedicò molto tempo ai ritratti, nudo femminile e alla sperimentazione che lo portò all’invenzione di uno stile la “Rayografia” e all’uso della tecnica della solarizzazione. La Rayografia la scoprì nel 1921 fece scivolare un foglio di carta sensibile nella soluzione di sviluppo. La luce è in grado di lasciare una forma distorta di tutto ciò che tocca la pellicola.

La tecnica della solarizzazione invece consiste nella pratica di sviluppo dei negativi, i quali sovraesposti vanno incontro a un processo di inversione di toni.

Man Ray con le sue fotografie vuole creare un mondo dove le forme e le regole sono esasperate. Bisogna saper vedere per apprezzare la sua semplicità.

Michael Kenna è nato a Widness nel 1953, all’inizio sceglie la via della vocazione, vuole diventare un sacerdote ma a 17 anni inizia ad appassionarsi alla pittura e alla fotografia, inizia a frequentare la Bunbury School of art.

” Sento che le fotografie in bianco e nero sono generalmente più tranquille e misteriose di quelle a colori. Per me il bianco e nero ispira l’immaginazione dello spettatore e lo porta a completare il quadro con immaginazione. Il bianco e nero non cerca di competere con il mondo esterno e credo che persista di più a lungo nella nostra memoria visiva. “

Nato e cresciuto in una città industriale vicino a Liverpool, era un giovane solitario e passava le sue giornate nei parchi, stazioni ferroviarie, chiese vuote, fattorie… Tutti questi luoghi li troviamo nelle sue fotografie . Michael è famoso per i suoi paesaggi in bianco e nero. I posti che ha fotografato di più sono il Giappone, Cina, Francia e Italia (Emilia Romagna). Per realizzare i suo paesaggi usa tempi molto lunghi di apertura dell’otturatore, per prolungare i movimenti di luce delle stelle o per distendere il moto dell’acqua.

” Ho sempre detto che avrei potuto essere serenamente un fotografo senza pellicola nella macchina fotografica”

Diane Arbus nata a New York il 14 1923, seconda di tre figli cresce in una ricca famiglia e vive tra agi e iperprotettività.

” Ciò che preferisco è andare dove non sono mai stata.”

Diane a 12 anni inizia a manifestare il suo talento artistico, incomincia a dipingere, due anni dopo incontra Alan Arbus da lui impara il mestiere di fotografa e si sposano a 18 anni. La loro vita è piena di incontri con personaggi come Robert Frank, Stanley Kubrick… Nel 1957 divorziano e Diane inizia a cercare il suo percorso fotografico, esplora i sobborghi più poveri, spettacoli di travestimento e scopre il suo interesse per i Freaks, segue gli spettacoli del “Museo dei mostri di Hubert.” e fotografa i protagonisti.

Inizia a ricevere borse di studio, pubblica le sue immagini su diverse riviste, partecipa a mostre ma allo stesso tempo solleva aspre polemiche, le sue fotografie sono ritenute troppo forti e offensive ma Diane è già una fotografa riconosciuta. Durante gli ultimi anni di vita deve combattere contro la depressione e si ammala di epatite. Il 26 aprile 1971 si toglie la vita ingerendo una dose massiccia di barbiturici e incidendosi le vene.

“Molte persone vivono nel timore che possano subire qualche esperienza traumatica. I freaks sono nati con i loro traumi. Hanno già superato il loro test, nella vita. Sono degli aristocratici.“